Cantina
Tra le cantine del Chianti Classico con il patrimonio storico più importante
Se un grande vino non può che nascere dalle migliori uve, non è certo meno importante il lavoro in cantina, specie se si parla di Chianti Classico e quindi di Sangiovese, che ha nell’invecchiamento in legno un momento fondamentale e che a Fattoria Montecchio segue gli stessi identici stilemi di 400 anni fa, quelli della rifermentazione alla chiantigiana, rigorosamente in botti di rovere.
Le cantine, in questo senso, attraversano lo spazio e il tempo e nel caso delle cantine del Chianti si può dire che attraversano anche la storia dell’enologia italiana, perché e proprio nell’area del Chianti – dove ancora aleggia la leggenda del gallo nero – che vide la luce uno dei primi disciplinari enologici italiani.
La Cantina Nuova, dove hanno luogo i primi passaggi della produzione enoica, a partire ovviamente dalla vinificazione in cisterne di acciaio inox, è stata infatti costruita negli anni Ottanta, nella vallata che dal 1998 accoglie la vigna del Podere di Montecchiuzzo.
Da qui, il vino prende la via de La Comola, che sotto le grandi cucine della villa padronale accoglie le grandi botti in rovere da 25 ettolitri e una parte delle barrique, dove invecchiano il Chianti Classico e la Riserva.
Il resto delle migliori produzioni di Fattoria Montecchio, invece, invecchia nella Barricaia, una cantina caratterizzata da un soffitto a botte completamente realizzato in mattoni, impreziosita da un affresco dell’artista contemporaneo Marco Perini.
Ma non finisce qui, perché un altro ambiente, molto simile a quello della Barricaia, accoglie l’Anforaia, dove trovano spazio le anfore di terracotta, tornate in auge dopo decenni di oblio nell’affinamento del vino, ma anche le grandi botti in rovere da 33 ettolitri e altre barriques.
Una volta imbottigliati, i vini tornano nella Cantina Nuova, dove vengono conservati in attesa di lasciare l’azienda e andare a conquistare i mercati.
Ma se il “viaggio” dei vini nelle cantine di Fattoria Montecchio finisce qui, quello nella storia continua. Sotto la villa padronale, esiste ancora la Cantina del Marchese Torrigiani, che una volta conservava le migliori bottiglie della famiglia fiorentina, ed oggi ospita le vecchie botti in castagno, costruite direttamente dentro la cantina ormai un secolo fa: soppiantate da quelle di rovere, testimoniano silenti la lunghissima tradizione vinicola dell’azienda, ereditata e rilanciata dalla famiglia Nuti, senza mai perdere il contatto con il passato.
Un passato raccontato anche dalla Taverna, dove una volta venivano assaggiate le basi, decisi i “tagli” e infine imbottigliati i vini, oggi diventata spazio della memoria, dove sono esposti molti degli strumenti usati dai cantinieri dell’epoca.
Infine, il luogo più iconico per qualsiasi amante del vino, quello del Museo del Vino, un vero e proprio archivio storico con centinaia di bottiglie di tutte le annate prodotte da Fattoria Montecchio dagli anni Sessanta ad oggi.